CORONAVIRUS: il mio nemico invisibile

La salute psicofisica, sociale e lavorativa degli italiani e oggi messa a dura prova di fronte ad un nemico che, apparso improvvisamente, non si fa vedere se non nelle sue azioni-conseguenze , non accetta la sfida faccia a faccia.
Soprattutto, il CORONAVIRUS è quel nemico invisibile che entra in possesso delle parti vitali del corpo umano degenerandone i tessuti portando la persona alla morte in caso di gravità.
Il CORONAVIRUS è imprevedibile, non si sa “quando” lo si incontra ma oggi si sa “come” lo si incontra.
Insomma, un nemico invisibile che si fa conoscere solo attraverso gli effetti che produce: la malattia, i decessi ma anche la guarigione.
Nel nostro immaginario cioè nella nostra mente questo nemico invisibile può essere vissuto fittizio, illusorio, irreale, inesistente oppure reale e vero nel suo “pericolo” di compromettere la salute psicofisica della persona.
Scientificamente è stato provato che il cervello umano possiede capacità di reazione innate ai “pericoli” quali l’attacco, la fuga e l’immobilità mediante il congelamento delle funzionalità vitali.
Nell’evoluzione umana, le reazioni di fronte ai pericolo sono diventate complesse rispetto agli altri mammiferi, soprattutto se l’evento minaccioso dura nel tempo causando stress prolungato:
Con le capacità di copy la persona reagisce affrontando il pericolo trovando le risoluzioni funzionali a ristabilire l’equilibrio interpersonale oppure la reazione di difesa si esprime con azioni aggressive per eliminare il pericolo od anche si disconferma il pericolo ignorandolo o negandolo oppure si rimane immobili, freezing, eliminando le emozioni negative che creano per difendersi dal pericolo stesso ( Stephen Porgers in La teoria Polivagale 2014).
P. MacLean (in Il Cervello Tripartitico 1984) attribuisce al cervello umano grazie alla sua evoluzione filogenetica, una connotazione e una entità sociale: la parte rettiliana è la più primitiva del cervello, responsabile delle funzioni di base come la respirazione e il battito cardiaco, di reazioni agli impulsi istinti-innati come la risposta ad un pericolo che compromette la vita e si caratterizza nelle emozioni intense come la collera e l’intensa sensazione di paura; la regione limbica crea emozioni, motivazioni ed influisce sulla memoria e l’attenzione; la corteccia cerebrale ed in particolare quella anteriore ci permette di essere consapevoli di quello che facciamo, di pensare con lucidità, di valutare una situazione, di ricordare eventi del passato e di trovare una soluzione, di riflettere sugli eventi del presente.
All’interno di questo contesto, gli attuali numerosi studi riguardo al cervello umano dimostrano che l’emisfero sinistro è dominante per la parola, la logica, il pensiero lineare, le regole sociali, l’espressione delle emozioni, le modalità di comunicazione con gli altri e, quando viene attivato, dà origine ad uno “stato di avvicinamento verso l’esterno che porta l’individuo ad affrontare le difficoltà.
Invece il lato destro è la fonte primaria delle conoscenze autobiografiche, riceve i segnali emotivi dalle aree sottocorticali del corpo, poste sotto la corteccia, in modo immediato, spontaneo ed intenso e sono presenti aree che attivano una risposta di “allontanamento” o “ evitamento” di fronte alle “novità”.
Trent’anni fa la Psiconeuroendocrinoimmunologia (PNEI), struttura un modello di cura sulla base dell’interazione reciproca tra il comportamento, l’attività mentale, il sistema nervoso, il sistema endocrino e la risposta immunitaria degli esseri umani.
La PNEI stabilisce quindi che la salute e il benessere della persona si realizzano sulla base dell’interazione degli aspetti psicologico, neuropsicologico ed emotivo con la sfera chimico-fisica e organica della biologia della vita.
La PNEI diventa cosi la “forza della mente” all’interno della quale un sistema PNEI attivo e ben funzionante determina un’efficace prevenzione delle malattie ed è in grado di influenzare la cura delle malattie stessa.
In altre parole la PNEI dimostra che lo stato psicoemotivo ed affettivo di una persona influenza e modifica il decorso di una malattia cosi come la salute globale dell’individuo deriva da una positiva interazione tra il comportamento, l’attività mentale, il sistema nervoso, il sistema endocrino e la risposta immunitaria della persona stessa.
Il benessere umano che si realizza attraverso una relazione sinergica tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda viene riportata anche da Abraham H. Maslow nel 1954 (in La piramide di Maslow).
Maslow attribuisce il benessere umano alla soddisfazione in primis dei bisogni fisiologici, poi quelli legati alla sicurezza, quindi all’ affetto e all’ appartenenza e successivamente alla stima, alla autorealizzazione su una scala gerarchica dove gli ultimi non possono essere raggiunti se i primi non sono stati precedentemente soddisfatti.
In considerazione delle teorie Polivagali di Porgers e del Cervello Tripartitico MacLean, delle impostazioni Psiconeuroendocrinoimmunologia nonché della soddisfazione dei bisogni umani di Maslow, il prolungamento dell’emergenza CORONAVIRUS pone a dura prova il senso di resilienza dei cittadini italiani nell’esprimere comportamenti legati al rispetto delle regole per il bene proprio e altrui, ai veti imposti giustamente dalle autorità italiane: il senso di appartenenza di fronte ad un nemico invisibile.
Nel contesto generale delle persone per le incertezze esistenziali viviamo sempre di più la rabbia per la mancanza di libertà, aumenta la frustrazione e il senso di incapacità per affrontare e superare il pericolo della malattia, della morte, della solitudine; si fa più strada il senso di colpa per non curare ed incontrare genitori, familiari e amici.
Sentiamo la mancanza del nostro lavoro ed insieme agli altri, si fa fatica a vivere il quotidiano, siamo continuamenti sottoposti a stati ansiogeni ed emozioni negative che possono ostacolare il benessere psicofisico individuale e la stabilità relazionale nonché sociale nel futuro, compreso il desiderio di continuare ad avere cura di se stessi.
Vogliamo essere uniti di fronte ad un pericolo “invisibile” ma anche separati dagli altri per timore e paura di vivere il “pericolo” del contagio e della malattia.
Quindi, se il benessere dell’uomo si trova principalmente ed in modo connaturale nello stare e vivere con l’altro nel pieno delle reti sociali, la situazione confusa e paradossale del presente necessita di sostegno psicologico per molte persone.
Allora, quali gli effetti e le conseguenze psicosomatiche , nelle relazioni sociali nel singolo, nella coppia, nella famiglia, nell’adulto e nel minore causati dal CORONAVIRUS il nemico invisibile?
Nel nostro prossimo futuro, alla fine e il dopo “emergenza”, saranno ben visibili nelle loro complesse manifestazioni individuali, sociali e nello stile di vita degli italiani.

Ciò nonostante, un sostegno psicologico sin da oggi si presenta necessario.
Esso va orientato su due aspetti prioritari.
Il primo riguarda nel mantenere il “desiderio” di incontrare l’altro, di dare fiducia a se stessi e all’altro nonché di voler mantenere le manifestazioni affettive verso l’altro anche in questa difficile situazione di isolamento. Fondamentale importanza in questa fase è riuscire a contenere l’angoscia, la tristezza della separazione e della perdita dello stile di vita, facendo emergere le risorse che ognuno di noi possiede.
Il secondo non meno importante del primo si riferisce al superamento della paura di incontrare l’altro, di vedere l’altro in un’ottica di pericolo, con l’obiettivo di riprendere quanto prima possibile, alla fine dell’emergenza, le modalità più soddisfacenti per esprimere gli affetti, la fiducia e la vicinanza anche corporea verso l’altro.
Oggi, in questo senso, un efficace supporto psicologico può essere realizzato anche on line.

Dott.ssa Maria Zampiron – Psicoterapeuta

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