Induratio Penis Plastica (IPP), o Morbo di La Peyronie
Patologia caratterizzata da una modificazione strutturale della tunica albuginea con formazione di placche responsabili di deformazioni e deviazioni assiali dell’asta, talvolta associata a dolore in fase erettiva, che può accompagnarsi o no a dolore, deformità e deviazioni del pene, deficit erettivo e che spesso comporta un importante impatto psico-sociale.
- EPIDEMIOLOGIA
L’età media di comparsa è 55-60 anni e la prevalenza varia da 0.5 a 9%, aumenta con l’età ed è maggiore (20%) nei pazienti affetti da diabete mellito (Arafa M, Eid H, El-Badry A, et al. The prevalence of Peyronie disease in diabetic patients with erectile dysfunction. Int J Imp 2007.19: 213-7). Alcuni dati indicano che la prevalenza reale sia più elevata, ma sottostimata per l’imbarazzo a parlarne da parte dei pazienti, la scarsa conoscenza di possibili rimedi, o perché i sintomi non vengono considerati in grado di compromettere la vita sessuale.
Fra i fattori di rischio sono considerati:
- il diabete (presenza di aplotipo HLA B27)
- l’ipertensione arteriosa
- la dislipidemia
- le malattie cardio-vascolari
- il fumo di sigaretta
- l’abuso di alcool
- Predisposizione genetica
- l’associazione con la sindrome di Dupuytren (fibromatosi palmare e retrazione dell’aponevrosi) e morbo di ledderhose (fibromatosi dell’aponevrosi plantare)
- FISIOPATOLOGIA ED EZIOPATOGENESI (CAUSE)
La causa di tale patologia è multi-fattoriale e ancora poco conosciuta. La teoria prevalente è che la fibrosi della tunica albuginea sia conseguenza di un trauma micro-vascolare, o di ripetuti micro-traumi, dell’asta del pene, con deformazione dello stesso, che avvengono durante i rapporti sessuali. Nonostante ciò, la maggior parte dei pazienti non ricorda che alcun evento traumatico abbia preceduto l’inizio della sintomatologia.
Attualmente la maggior parte degli autori propende per una patogenesi caratterizzata da un’alterazione del processo di riparazione dopo traumi o micro-traumi che si sviluppa in individui geneticamente e/o immunologicamente predisposti.
Il TGF-ß1 è la più importante citochina fibrogenica coinvolta nel processo di fibrosi e di formazione delle placche della tunica albuginea.
Vi è frequentemente un’associazione con altre malattie come la malattia di Paget
In sintesi, la causa di tale patologia potrebbe essere un’alterata risposta infiammatoria a un trauma o ripetuti micro-traumi in soggetti geneticamente predisposti.
- TERAPIA ATTUALI
E’ necessario premettere che ad oggi non disponiamo di terapie in grado di riproporre una restitutio ad integrum ovvero ottenere il ripristino della normale struttura tessutale (attenzione alle promissis decipere) per cui ogni trattamento disponibile ha come finalità dominante di stabilizzare il processo fibrotico anche se alcune terapie possono dare una regressione parziale della patologia ottenendo ottimi risultati verso la complicanza più “grave” dell’induratio penis plastica che è la deviazione o curvatura del pene.
- la iontoforesi e altri sistemi che facilitano il trasporto transdermico di un farmaco all’interno della placca sono stati utilizzati per veicolare verapamile oppure associandolo ad un cortisonico (desametasone) ottenendo in una percentuale del 10% dei casi anche una riduzione della placca e della curvatura peniena
- Elettroporazione che consiste in un sistema di trasporto transdermico di sostanze come farmaci, vitamine, antiossidanti PRC ecc…. con una capacità di veicolazione molecolare altamente superiore alle precedenti metodiche.
- Trattamento con onde d’urto a bassa intensità (Shock WaveTherapy) la cui efficacia è ancora oggi molto discussa nel trattamento dell’IPP verosimilmente in seguito al fatto che originariamente si pensava con l’onda d’urto di provocare una lesione della placca fibrotica e quindi di “articolarla” ottenendo in tal modo una correzione della curvatura peniena. In realtà aggredire un tessuto di tipo “riparativo” con la finalità di lederlo ulteriormente sia controproducente. Ritengo invece che sia estremamente importante cercare di contrastare i fattori, locali e sistemici, che hanno portato alla genesi del processo fibrotico fra le quali dobbiamo mettere in evidenza l’infiammazione che associata, o quale causa primaria, comporti una alterazione microcircolatoria. Quindi il trattamento dell’IPP con onde d’urto a bassa frequenza risulta essere estremamente importante ed utile in quanto, come ormai dimostrato scientificamente e dalla pratica Medica, riduce gli stati infiammatori e determina una neoangiogenesi ovvero la crescita di piccoli vasi arteriosi ottenendo in tal modo una miglior ossigenazione tessutale.
Terapie infusionali intraplacca.
L’infusione intraplacca di vasodilatatori, cortisonici, acido ialirunico ecc…. ha dato pochi risultati soddisfacenti.L’EMA ha autorizzato l’impiego in Europa nel 2015 di un farmaco contenentei un enzima prodotto da un batterio (Clostridium Hystoliticum ) in grado di sciogliere il collagene ovvero quella sostanza componete dominante della placca fibrotica e nel 2017 in America è stato presentato in occasione del 29° Congresso Annuale dell’European Association of Urology. è stato presentato. Nel 2019 poi ritirato dal mercato Europeo, Asiatico ed Australiano verosimilmente per motivi commerciali e non per ultimo per i costi proibitivi del trattamento (una seduta, ovvero una iniezione intraplacca, con costi variabili dai 1500/2000 Euro. Il ciclo terapeutico di 3-4 sedute ripetibile dopo alcuni mesi seguiti da una terapia di mantenimento una tantum). Pare sia stato recentemente nuovamente immesso nel mercato internazionale a costi triplicati (anche 3000 Dollari la fiala).
Oggi è possibile accedere a questi trattamenti a costi più che ragionevoli.
Le attuali indicazioni alla terapia iniettiva intraplacca:
- Malattia in fase stabile (assenza di modifiche di curvatura e/o comparsa di dolore all’erezione negli ultimi 3 mesi)
- Curvatura dorsale (verso l’alto) e/o laterale ≥ 30° e ≤ 90°
- Terapie sistemiche con la prescrizione di prodotti aventi una azione antiossidante (come la Vit. E).
- Terapie chirurgiche che possiamo distinguerle in conservative ovvero che sostanzialmente si limitano ad una correzione della curvatura attraverso plicature sulla tunica albuginea (in questo caso si ha un accorciamento del pene che è direttamente proporzionale al grado di curvatura) e quelle più invasive con l’asportazione dell’area fibrotica e successiva apposizione di patch di varia natura (in questo caso l’atto chirurgico comporta, in alta percentuale, disfunzioni erettive nel post operatorio).
Quindi quale la soluzione più adeguata? Nessuna terapia sia locale che sistemica ad oggi garantisce la risoluzione del problema però seguendo i dettami della clinica Medica, della Patologia Generale, della biologia e della farmacologia ed attuando trattamenti sia locali che sistemici, è possibile ottenere risultati più che soddisfacenti sia da punto di vista Medico ma soprattutto per i Pazienti.
Per informazioni Dott. Marco Firmo Andrologo marco.firmo@tiscali.it Tel: 3485203215